
Definizione, Criteri Diagnostici e Manifestazioni Cliniche
“I push my fingers into my eyes, it’s the only thing that slowly stops the ache” -Slipknot Duality
Il Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività (ADHD) è un disturbo del neurosviluppo caratterizzato da sintomi pervasivi e persistenti di disattenzione, impulsività o iperattività. Secondo la quinta versione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-V), l’ADHD può presentarsi con due principali pattern sintomatologici: disattenzione e/o iperattività/impulsività. Questo disturbo può manifestarsi sotto tre diverse forme cliniche:
- Manifestazione combinata (ADHD-C): presenta sia sintomi di disattenzione, sia sintomi di iperattività/impulsività.
- Manifestazione con disattenzione predominante (ADHD-I): soddisfa solo il criterio dei deficit attentivi.
- Manifestazione con iperattività/impulsività predominanti (ADHD-H): soddisfa solo il criterio dei sintomi di iperattività e di impulsività.
Secondo il DSM-V, la sintomatologia deve insorgere entro i 12 anni e manifestarsi in almeno due contesti di vita quotidiana. In particolare, i sintomi di disattenzione emergono quando i soggetti con ADHD devono eseguire compiti noiosi e ripetitivi, soprattutto se non suscitano un interesse intrinseco. Inoltre, vi è un aumento dei deficit di attenzione quando i soggetti lavorano su compiti che eccedono la loro capacità di elaborazione cognitiva, come quelli che richiedono una velocità di elaborazione elevata o notevoli capacità di memoria di lavoro.
L’iperattività si manifesta attraverso comportamenti come agitare le mani o i piedi, lasciare il proprio posto in situazioni inappropriate, parlare eccessivamente o muoversi incessantemente. A livello epidemiologico, si osserva una prevalenza mondiale del 5,29% nei bambini e del 2,5% negli adulti, con una maggiore incidenza nei maschi, con un rapporto maschi-femmine che varia da 3:1 a 9:1.
Aspetti Evolutivi dell’ADHD
Nonostante i primi sintomi siano spesso presenti già nel periodo infantile, nella maggior parte dei casi l’ADHD viene riconosciuto solo quando i bambini iniziano la scuola primaria. Già a partire dalla nascita, i genitori descrivono questi bambini come facilmente irritabili, con poca tolleranza alle frustrazioni e con tratti temperamentali imprevedibili e irregolari. Durante il periodo prescolare, l’attività motoria risulta costante ed elevata, traducendosi in una scarsa controllabilità e un’eccessiva vivacità.
In età scolare, le difficoltà diventano sempre più evidenti, poiché i bambini sono inseriti in un contesto che richiede di seguire regole individuali e di gruppo, di mantenere un’attenzione costante e di eseguire compiti nei tempi stabiliti. La loro iperattività si manifesta nell’incapacità di stare fermi e rimanere seduti al proprio posto in classe, mentre i problemi di attenzione portano a una scarsa concentrazione, difficoltà nella pianificazione e organizzazione dello studio, e incapacità di trovare una motivazione intrinseca e a lungo termine. Durante la preadolescenza e l’adolescenza, l’iperattività e l’impulsività iniziano a diventare meno evidenti, dando spazio a un’irrequietezza interiore, che si presenta sotto forma di impazienza e insofferenza.
In età adulta, le persone con ADHD hanno tassi più alti di insoddisfazione e discordia coniugale, tassi di divorzio più elevati e difficoltà genitoriali maggiori. In ambito lavorativo, spesso si licenziano o vengono licenziati e, solitamente, ricoprono posizioni occupazionali di rango inferiore rispetto alle altre persone.
Comorbilità con Altri Disturbi
L’ADHD spesso si manifesta insieme ad altri disturbi, il che può complicare ulteriormente la diagnosi e il trattamento. Alcune delle comorbilità più comuni includono:
- Disturbo Oppositivo-Provocatorio (DOP): caratterizzato da comportamenti ostili, disobbedienti e provocatori verso le figure di autorità.
- Disturbo della Condotta (DC): comportamenti che violano i diritti degli altri e le norme sociali, come aggressioni, distruzione di proprietà e furto.
- Disturbi dell’Umore: depressione e disturbo bipolare sono comuni tra gli individui con ADHD.
- Disturbi d’Ansia: l’ansia generalizzata, il disturbo ossessivo-compulsivo e il disturbo da panico possono coesistere con l’ADHD.
- Disturbi del Sonno: problemi di insonnia e altre difficoltà legate al sonno sono frequentemente riscontrati.
ADHD e Disturbo dello Spettro Autistico (AUDHD)
Il termine “AUDHD” viene utilizzato per descrivere la coesistenza di ADHD e Disturbo dello Spettro Autistico (ASD). Sebbene siano distinti, ADHD e ASD condividono molte caratteristiche comuni, tra cui difficoltà nella regolazione emotiva, problemi di attenzione e comportamenti impulsivi. La sovrapposizione di questi disturbi può complicare ulteriormente la diagnosi e il trattamento, poiché i sintomi di uno possono mascherare o esacerbare i sintomi dell’altro. È essenziale una valutazione accurata e multidisciplinare per identificare correttamente entrambi i disturbi e sviluppare un piano di trattamento efficace.
Modelli Interpretativi dell’ADHD
Nel corso degli anni, sono emerse diverse teorie neuropsicologiche riguardo al deficit principale dell’ADHD. Due principali linee di ricerca considerano l’ADHD come caratterizzato da un deficit delle funzioni esecutive o da un deficit motivazionale.
Modelli Cognitivi e Neuropsicologici
Uno dei modelli più riconosciuti è il modello di Barkley (1997), secondo il quale l’ADHD è causato da un deficit precoce nell’inibizione comportamentale. Questo deficit può influenzare processi cognitivi complessi come la memoria di lavoro, la flessibilità cognitiva e l’autoregolazione emotiva e motoria. Per quanto riguarda la compromissione a livello inibitorio, nei bambini con ADHD si osserva una grande difficoltà nel controllo motorio.
Un altro modello è quello cognitivo-energetico, secondo il quale la principale caratteristica dell’ADHD sarebbe una difficoltà nella capacità di autoregolazione derivante da un’alterazione nell’allocazione delle risorse energetiche adatte ai compiti richiesti. Da questo ne consegue che per i soggetti con ADHD sia più complesso soddisfare le richieste provenienti dall’ambiente date le loro scarse capacità nel regolare il proprio stato fisiologico.
Modelli Basati su Deficit Motivazionali
Un’altra tipologia di modello considera le difficoltà nella posticipazione della gratificazione o ricompensa e l’avversione all’attesa come elementi centrali nell’ADHD. Ad esempio, il modello di Sonuga-Barke propone che i soggetti con ADHD presentino sia una difficoltà di regolazione dell’azione e del pensiero sia una ridotta tolleranza dell’attesa e delle frustrazioni. L’ipotesi di un deficit motivazionale è sostenuta da diversi studi sperimentali che mostrano come i bambini con ADHD migliorino le loro prestazioni se offerti forti rinforzi motivazionali.
Verso un Approccio Transdiagnostico
L’approccio categoriale tradizionale dei disturbi mentali è stato criticato per la sua incapacità di gestire la sovrapposizione dei sintomi tra diverse diagnosi e di incorporare la variabilità all’interno delle diagnosi stesse. Molti studiosi propongono un approccio transdiagnostico, che si concentra sulla variabilità delle caratteristiche all’interno della popolazione piuttosto che su categorie predefinite. Questo approccio permette di comprendere meglio le difficoltà individuali e di sviluppare interventi più mirati.
Nei contesti di ricerca, l’impiego di un quadro transdiagnostico implica l’ampliamento delle strategie di reclutamento e l’applicazione di metodologie data-driven, in grado di cogliere dimensioni o cluster che forniscono resoconti parsimoniosi della variabilità all’interno di coorti rappresentative. Questo spostamento permette di concentrarsi sulla comprensione delle caratteristiche dell’individuo che hanno un impatto nella sua vita quotidiana, a prescindere dal fatto che corrispondano o meno a un prototipo diagnostico.
Il Controllo Cognitivo Adattivo nell’ADHD
Un elemento centrale del controllo cognitivo è la capacità di adattare il proprio comportamento in base alle richieste del contesto attuale e di modificarlo, in maniera flessibile, a seconda delle esperienze precedenti. Diversi studi in letteratura hanno sottolineato come i soggetti con ADHD sembrano avere difficoltà a tenere conto dell’ambiente e delle esperienze precedenti quando devono affrontare un compito impegnativo. Questa incapacità è stata collegata a un deficit nel monitoraggio e nella regolazione delle proprie azioni.
Alla base del successo del monitoraggio e della regolazione delle proprie azioni e dei propri errori c’è la capacità intrinseca di rilevare e monitorare i conflitti, sia quelli che si verificano all’interno dell’ambiente, sia le discrepanze tra gli stimoli ambientali e le proprie azioni. Inoltre, i processi di monitoraggio dei conflitti sono modulati da aspetti contestuali. Alcuni autori hanno evidenziato che i bambini con ADHD sembrano non essere in grado di utilizzare gli errori di prestazione e le tendenze di risposta inappropriate per determinare se i processi di controllo debbano essere rafforzati.
Tale difficoltà porta a un deficit nella regolazione flessibile della performance del compito, riflessa in alti tassi di errore e latenze di risposte variabili. Alcuni studi hanno messo in luce l’inefficiente utilizzo degli errori per aggiustare le prestazioni, causando un maggior rallentamento della risposta dopo un errore in attività con tempi di reazione accelerati. Dai risultati emerge che, mentre i bambini a sviluppo tipico tendono a spostarsi verso un equilibrio velocità/precisione più conservativo a seguito di un errore, i bambini con ADHD non usano tale strategia per prevenire errori futuri.
Un’altra linea di ricerca si è focalizzata sulle difficoltà nella memoria di lavoro e nel linguaggio che caratterizzano i soggetti con ADHD, provocate dal deficit nell’inibizione. Questo suggerisce che le difficoltà di linguaggio nei bambini con ADHD possono dipendere da una compromissione a livello dei meccanismi di apprendimento implicito. Studi recenti indicano che i soggetti con ADHD possano avere una ridotta capacità di utilizzare le regolarità ambientali per adattare il proprio comportamento, collegata a disfunzioni dei gangli della base.

Balloon Analogue Risk Task (BART): Valutazione del Rischio e Autoregolazione nei Bambini con ADHD
Introduzione al BART
Il Balloon Analogue Risk Task (BART) è un compito computerizzato ideato per valutare la propensione al rischio del soggetto. Creato da Lejuez et al. (2002), il BART utilizza una ricompensa immediata per influenzare la regolazione emotiva e i processi di controllo cognitivo, rendendolo un metodo valido per valutare l’autoregolazione.
Descrizione del Compito
Nel BART, ai partecipanti viene mostrato un palloncino che si gonfia ogni volta che viene premuto un tasto specifico. Ogni “soffio” (pump) aumenta il guadagno, ma se il palloncino esplode, si perde tutto. I partecipanti possono scegliere di fermarsi e raccogliere i guadagni in qualsiasi momento. La versione originale include palloncini di diversi colori (blu, giallo, arancione) con varie probabilità di esplosione, sconosciute ai partecipanti.
Modifiche per Bambini
Per la ricerca, è stata creata una versione modificata del BART adatta ai bambini, mirata a valutare la capacità di ottimizzare l’autoregolazione in un contesto predittivo mutevole. È stata introdotta una manipolazione Item-Specific Proportion Congruency (ISPC) per associare diverse probabilità di esplosione ai colori dei palloncini (giallo o viola), variando queste associazioni tra i blocchi di prove.
Struttura del Compito
Ogni trial iniziava con la presentazione di un palloncino viola o giallo. I bambini premevano la “barra spaziatrice” per gonfiare il palloncino, guadagnando una caramella ad ogni soffio. Potevano fermarsi in qualsiasi momento per raccogliere le caramelle premendo il tasto “invio”. Se il palloncino esplodeva, perdevano le caramelle guadagnate in quel trial.
Analisi dei Dati
Lo studio ha utilizzato un disegno misto con due blocchi principali: “predittivo” e “non predittivo”. Nel blocco predittivo, il palloncino viola era vantaggioso nell’83% dei casi, mentre quello giallo solo nel 17%. Nel blocco non predittivo, entrambi i palloncini erano vantaggiosi nel 50% dei casi.
Per testare le ipotesi, sono stati adottati Modelli Generalizzati Lineari Misti (GLMMs). I dati sono stati analizzati per valutare la capacità dei bambini di adattare il comportamento al contesto e confrontare le prestazioni tra bambini con ADHD e quelli a sviluppo tipico (TD).
Risultati e Discussione
Autoregolazione Adattiva
I risultati hanno mostrato che, nel blocco predittivo, i bambini facevano più pumps per il palloncino viola rispetto a quello giallo, indicando che riuscivano a comprendere quale colore fosse più vantaggioso. Nel blocco non predittivo, i pumps per il palloncino giallo aumentavano significativamente, dimostrando un adattamento alle nuove regole implicite. Non sono emerse differenze significative tra i gruppi ADHD e TD, suggerendo che un contesto motivazionale può aiutare i bambini con ADHD a compensare le loro difficoltà di autoregolazione.
Profili di Controllo Cognitivo Adattivo
L’analisi dei cluster ha rivelato due profili principali: “Riskers” e “Cautious”. I “Riskers” adottano un approccio più rischioso, mostrando difficoltà nell’apprendere le associazioni tra colore del palloncino e rischio di esplosione, mentre i “Cautious” adottano un approccio più prudente, riuscendo ad apprendere e adattare il loro comportamento. Questi profili trasversali evidenziano l’importanza di un approccio transdiagnostico nella valutazione del controllo cognitivo adattivo.
ADHD e AUDHD
È importante considerare che l’ADHD spesso coesiste con altri disturbi, tra cui il Disturbo dello Spettro Autistico (ASD). La coesistenza di ADHD e ASD, nota come AUDHD, comporta difficoltà aggiuntive nella regolazione emotiva e nel comportamento impulsivo. L’analisi dei profili di controllo cognitivo nei bambini con AUDHD può fornire ulteriori spunti su come questi disturbi interagiscono e influenzano l’autoregolazione.
Conclusioni e Implicazioni
Questo studio sottolinea l’importanza della motivazione e delle ricompense nel migliorare l’autoregolazione nei bambini con ADHD. Un contesto fortemente motivazionale può aiutare a compensare le difficoltà di autoregolazione, suggerendo l’utilità di strategie motivazionali sia in ambito clinico che educativo. Future ricerche potrebbero esplorare ulteriori modifiche del BART e includere campioni più ampi per osservare differenze significative tra i vari sottotipi di ADHD
Conclusione
Nel complesso, l’ADHD è un disturbo complesso che richiede un approccio multifattoriale per essere compreso appieno. La ricerca continua a evolversi, cercando di integrare diverse prospettive per fornire una comprensione più completa del disturbo e sviluppare interventi più efficaci. Il passaggio a un approccio transdiagnostico potrebbe rappresentare un importante passo avanti nella comprensione e nel trattamento dell’ADHD, permettendo di concentrarsi maggiormente sulle caratteristiche individuali e sui bisogni specifici delle persone affette da questo disturbo.
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